“La carità di Cristo ci spinge!” ( SVP)
di Serena Caleca
Murale – 1978 – Mario Rosati – “Gloria e opere di San Vincenzo Pallotti – 90 mq.
Questa opera monumentale di Mario Rosati distesa su uno spazio di circa 90 mq. racchiude una vasta sequenza di spunti di riflessione sulla storia della Chiesa e sulla vita del santo di Roma, San Vincenzo Pallotti (1795 – 1850)
Quest’anima eletta e sofferente di religioso si aggirava fin dalla giovinezza sulle strade di Roma, chinandosi sulle miserie umane di ogni specie, facendosi carico di ogni tribolazione e comune disagio e donando se stesso senza risparmiare tempo e fatica per le necessità senza numero dei più tribolati.
Notte e giorno la sua preghiera fatta di elevazione e opere, non si arrestava, come si rendesse conto della brevità del tempo, insufficiente per soccorrere le sofferenze di tutta l’umanità, che sempre di più invadevano la sua anima, e il suo cuore nell’ansia mistica di porvi soccorso e riparo.
Quando giunto ad un bivio della sua vita e le grida dei sofferenti avevano invaso ogni recesso della sua mente e del suo sangue, rialzandosi dalla preghiera, decide di formare un equipe di collaboratori che lo affiancassero nel servizio quotidiano della carità e istituire una società operante nella Chiesa aperta a tutti gli uomini di buona volontà, disposti a partecipare secondo i propri doni dai più umili ai più preziosi senza distinzione.
Grande innovatore, si rende conto dei limiti che una pastorale ecclesiale obsoleta della Chiesa del suo tempo, aveva imposto alla gente e ai suoi stessi pastori, snaturando la forza spontanea dei cristiani naturalmente protesa verso il soccorso degli ultimi e spontaneamente capace di iniziative di bene. Al grido ” La Carità di Cristo ci spinge!” ( SVP) nasce nel 1935 l’ Opera dell’Apostolato Cattolico, con a capo Lui: “L’Impazzito d’amore”, come San Vincenzo usava chiamare Gesù, Colui con il quale passava le notti in un serrato dialogo d’amore.
Alle sue spalle, come contempliamo nell’opera di Mario Rosati,aveva una Roma asservita ai potenti della terra, simboleggiati nella visione del Colosseo, luogo di violenza e di potere al servizio dei regnanti, dove i seguaci di Cristo di ieri avevano trovato il martirio e dove ancora oggi trovano simbolo tutti i martiri di ogni tempo. L’orizzonte del murale, alto sotto un cielo rosso cupo di fuoco e di sangue, separa il cielo dalla terra, come la cruda realtà della durezza del cuore dell’uomo separa il grido della carità che spinge i puri di cuore verso le miserie umane.
Ai suoi piedi, il pittore pone la difficile missione dei fratelli consacrati, le travagliate vicende del clero romano, schiacciate tra rivoluzioni, nuovi avventi di potere e subdole manipolazioni politiche, insieme alla visibile angustia dei santi Papi che hanno combattuto per l’integrità della missione della Chiesa, la Sposa di Cristo. Il santo di Roma, viene avanti sullo sfondo di San Pietro, capitale della cristianità, con in mano la sola forza che può salvare l’umanità dalla perdizione: La Croce di Cristo, vessillo di salvezza.
L’uomo di Dio ode il grido dei disperati e pone in essere con la nuova fondazione, una vera e propria campagna operativa verso tutte le fasce di categorie sociali:
I COLEROSI: Nell’estate del 1837, scoppia prima nelle campagne, poi a Roma l’epidemia del colera. San Vincenzo insieme alle iniziative della Chiesa si avventura in prima linea nel servizio dei soccorsi mettendo a disposizione la sua parrocchia, Spirito Santo dei Napoletani come centro di raccolta delle segnalazioni e distribuzione di cibo, letti e coperte, proprio nei primi anni dell’opera da lui fondata che vedeva l’unione di un gruppo di collaboratori e sacerdoti, attivi in un progetto di carità efficace e organizzata: quella che sarà poi l’ Unione dell’ Apostolato Cattolico.
IL RISPETTO DELLA DONNA: L’artista mette in evidenza, un aspetto incredibilmente avanguardista dello spirito del Pallotti, rispetto al comune pensare del suo tempo, il profondo rispetto per la donna. In una Roma dove ogni vicolo trasudava di pericoli e attentati alla condizione femminile e dove la stessa femminilità rappresentava per molte occasione di mercificazione e sopravvivenza, il grande santo investe tempo, concessioni e denaro per l’apertura di una casa di accoglienza per le orfane del colera, delle guerre civili e della miseria, aprendo nel 1838, la Pia Casa di Carità, sotto la protezione della Superiora Elisabetta Cozzoli. Nasce la congregazione delle Suore dell’Apostolato Cattolico, che libera numerose giovani donne da violenza e sopruso.
L’artista imprime sul lato destro del murale quest’ansia del Pallotti, interpretando la scena di violenza da parte di due uomini nei confronti di una donna, seminascosta dietro un cespuglio verde di foglie di fico, chiaro riferimento alla nudità del corpo, come citato in Genesi “…e si accorsero che erano nudi, intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.” ( Genesi 3, 7-8 ) Sensibile riferimento alla purezza violata prima nel pensiero, sede d’origine della tentazione, poi nel corpo del peccato, che agisce sulla profanazione della castità e del rispetto verso terzi. Questo tema ricorre ancora oggi con drammatica attualità e necessità di approfondimento da parte di ogni risorsa culturale.
La FAMIGLIA: Al centro della fuga prospettica sulla sommità dell’intero discorso narrativo, il pittore affronta il tema della famiglia, sovrastata in fronte alla naturale aspirazione alla gioia, dalla lotta per la sopravvivenza. La famiglia in ogni tempo, soffre e combatte contro i nemici stessi della vita, la fame, la guerra, la carestia e la durezza del lavoro dell’uomo, laddove quest’ultimo non sia regolato da leggi adeguate e ispirate al progresso. Le prime vittime di questo vuoto legislativo sono i fanciulli, privati dei diritti fondamentali della formazione, dello sviluppo fisico, delle prospettive per il loro futuro, mancando le quali l’aspirazione alla crescita si adombra di desolazione e di sgomento.
Mario Rosati descrive profondamente nei volti dei bambini posti al centro del murale, i fotogrammi di questi sentimenti, negli sguardi attoniti, nell’attesa di qualcosa che possa mutare quella sorte, nella supplica della madre al cospetto di Dio, madre di famiglia e in Maria, madre di tutti i viventi, con espresso riferimento simbolico. Tale il Pallotti che nell’istituzione dell’ottavario dell’Epifania, organizzato per la prima volta nel 1836, vuole richiamare l’attenzione dei fedeli ad un rinnovato spirito ecumenico, aperto a tutti gli uomini e diversi riti religiosi, riuniti nell’adorazione del Santo Bambino, per contemplarne la grandezza e l’umiltà.
Adorare la regalità del Bambino Gesù avvolto in fasce e saper scorgere nella grazia dell’infanzia di Cristo, il primato dei fanciulli nel cuore della Chiesa, come Egli ci insegnò attraversando le strade della Galilea e accogliendo i piccoli tra le sue braccia come garanti del suo nel Santo Vangelo.
I CARCERATI: Una particolare pietà per coloro che sono racchiusi nelle carceri e soffrono nel peccato, muove il santo a recarsi spesso in visita per alleviare le loro sofferenze, nell’angusto Carcere di Roma, Regina Coeli. A quel tempo la condizione dei carcerati era la più miserabile date le condizioni in cui venivano stipati e nutriti, abbandonati senza possibilità di formazione e di recupero.
L’artista imprime le loro grida sulle mura dell’affresco, con una forza drammatica inquietante, capace di offrire un profondo spunto di riflessione più che mai attuale, sulla condizione ancora insoluta delle carceri di oggi, forse di poco più attrezzate, ma ancora povere di carità riabilitativa e poste ai margini dell’attenzione dei governi, proprio come descritto nell’opera dove appena prossimo alle inferriate delle celle scorgiamo una figura simbolica colta in un’espressione di apatia e indifferenza. ” Vorrei essere coperta e fuoco” così canta invece una canzone ideata e tratta dai suoi scritti..”per riscaldare chi ha freddo ed è solo” e ci riporta intatta l’urgenza d’amore che ardeva nel cuore del grande santo e che l’artista lidense Mario Rosati, ha saputo trasferire con intuizioni mirate ed efficaci per dare voce alle sofferenze degli ultimi e alle sfide contemporanee delle delle attese dei popoli.
Figliadarte