Mario Rosati, elabora la stele commemorativa per la morte dell’amico Pasolini
di Serena Caleca
Stele commemorativa in morte di Pier Paolo Pasolini – Opera di Mario Rosati inaugurata il 2 novembre 2017
Pasolini è l’anima del mondo. “Anima mundi”…è colui che sente e soffre il respiro della verità. Pasolini è l’anima che grida la bellezza e la nudità della verità, e questa musa lo tormenta e lo affascina.
Non a caso negli ultimi anni della sua intensa produzione, egli si era concentrato sulle parole dei Vangeli, sulla figura più inquietante che l’uomo abbia potuto mai metabolizzare:” Il Cristo” e per questo si era recato durante la produzione del suo noto film: ” Il Vangelo secondo Matteo”, tra le popolazioni povere della Giordania e della Galilea, nell’ansia di ritrovarne il volto…quel volto denso di risposte, come colui che cerca la perla nel campo e non si da pace.
Mario Rosati e il noto attore di cinema, G. Innamorati. Litografia edita in occasione dell’inaugurazione del Parco dedicato a Pasolini, che illustra il tema dell’incomprensione da parte della critica letteraria del suo tempo nei confronti del poeta.
La verità stessa Pasolini aveva cercato a lungo nei rapporti d’amicizia, costruendo per tutta la sua vita, relazioni dense di valore e di significato. Faceva le prime esperienze felici con i suoi grandi vecchi amici del ginnasio prima e poi del Liceo Galvani di Bologna, Luciano Serra il primo grande amico, Roberto Roversi e Francesco Leonetti con i quali si era instaurato uno spirito di goliardica baldanza letteraria; insieme avevano progettato la fondazione di una rivista nella quale, con l’emozione adrenalinizzante del “gruppo ideologico”, volevano affacciarsi sulla ribalta letteraria e rivisitarne gli schemi ortodossi liberando il giornalismo dal formalismo borghese.
Diceva “…dovremmo essere quattro, ma per purezza siamo uno solo” ( Pasolini).
Progetterà e cercherà nel corso delle varie fondazioni di riviste ed eventi letterari, la comunione ideologica con i compagni. Veniva poi il tempo delle amicizie romane, Contini, Gadda, Bertolucci e l’amico delle lunghe chiacchierate sul lungotevere, Sandro Penna.
La scrittrice Serena Caleca espone una breve guida alla comprensione dell’opera di Mario Rosati
Ci piace ricordare che Pier Paolo, non faceva distinzioni di categorie sociali; nel suo modello ideologico, l’amicizia non aveva caste. I giovani delle borgate romane facevano parte del suo gruppo di accoliti quotidiano, ricordiamo Sergio Citti, Franco Citti, la compagnia degli amici friulani nei piccoli centri dove aveva trascorso l’infanzia, poi ancora gli amici dell’idroscalo..Infine l’ambiente artistico dei giovani contemporanei, dove incontra Mario.
Mario Rosati, incontra Pasolini in occasione della sua prima vernice al Centro Culturale a Roma. Si osservavano attratti entrambi dalla reciproca formazione e… come Mario stesso afferma: “…inconsciamente sentivo che non ci saremmo persi e che le nostre strade si sarebbero riunite.”
Nella morte del grande scrittore, l’allora Sindaco Petroselli, sotto la presidenza della Regione di Vittorio Parola, chiede la presentazione di un progetto da parte di artisti del territorio lidense. Con Il bozzetto per la stele commemorativa di Pasolini, Mario Rosati, convince la commissione; Il “pathos” che trasmette il suo simbolismo, descrive il coinvolgimento emotivo dell’artista nei riguardi dell’amico scomparso e possiede l’immagine per conferire dignità e memoria a quel luogo tristemente abbandonato.
Presenta nel 1980 lo splendido progetto che tutt’ora ammiriamo restaurato. Un lavoro pensato, amato e sofferto.
Possiamo osservare un gruppo di tre elementi :
L’elemento portante è LA COLONNA: Da sempre fin dall’antichità, la colonna recisa è simbolo di una vita spezzata; essa sostiene l’intera meditazione dell’opera poiché rappresenta la vita stessa del poeta scomparso.
Il secondo elemento è LA LUNA: Come non ricordare l’instancabile elevazione di Pier Paolo, nell’anelito verso l’infinito, che caratterizzò tutta la sua vita. La luna ispiratrice dei poeti e mistero d’attrazione per l’uomo nel pensiero dei secoli, verso il cui cielo, l’artista invocò giustizia e chiese ragione delle contraddizioni dell’umanità.
Il terzo elemento che completa il messaggio profondo dell’opera è IL VOLO DEI GABBIANI: Quante volte potremmo pensare che il grande poeta si sarebbe soffermato sul lungomare, in particolare sul nostro litorale, caratterizzato da una tipologia urbana tra le più spontanee, e proprio di là alzando il volto, avrebbe ammirato i numerosi gabbiani abitanti della riva, per invidiarne la libertà. Una simbologia che somiglia quasi ad un parallelismo dal momento che pochi uomini come lui, hanno volato liberi nello spazio del pensiero del nostro secolo, portandosi tanto in alto nell’indipendenza espressiva da essere abbattuto nell’ebrezza delle altezze e inchiodato per sempre sulla colonna del tempo.
Dopo l’atto vandalico che aveva nel 2016 gravemente danneggiato l’opera, nonostante la struttura portante in ferro l’avesse tenuta in piedi, l’attuale presidente della Regione, Nicola Zingaretti, promuove una nuova edificazione della stessa, questa volta realizzata in cuore di travertino, capace quindi di attraversare i secoli. Rosati, fa inoltre notare che la zona che la ospita potrebbe essere utilizzata come luogo di memoria e entrare a far parte dei “Parchi letterari d’Italia”; vengono posizionati, sempre su suggerimento dell’amico pittore, dei punti di riflessione sugli scritti e sulle citazioni del poeta, incastonati nella roccia lungo il percorso, dando così a chiunque visiti il sito, anche e non ultimi i nostri ragazzi, la possibilità di ricordare le tematiche ideologiche del grande pensatore italiano.
L’Assessore alla cultura, Lidia Ravera nel suo intervento durante la commemorazione del 2 novembre 2017, anno nel quale viene riaperto il “Parco” con la stele restaurata, e reso accessibile a locali e turisti e chiunque voglia visitarlo, premia con soddisfazione l’iniziativa.
Lidia Ravera Assessore alla Cultura interviene all’inaugurazione della Stele di mario Rosati e nell’apertura del “Parco letterario” 2 novembre 2017
Si ringrazia il Comune di Roma e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto, la LIPU e tutti i partecipanti e resa possibile l’erezione di un opera che illumina come faro ideologico il territorio lidense. Sul luogo che è stato teatro dello storico evento pasoliniano, le nuove generazioni guarderanno alla stele come segno del valore della libertà di pensiero, e dell’eternità della parola degli uomini che come l’amico di una generazione, Pier Paolo Pasolini, hanno scelto di obbedire alla propria coscienza.
Serena Caleca