Cresci nell’anima…
vedrai dissolversi la coltre opaca…
librando nell’aria
calda e pulita
della tua coscienza.
Nota le sfumature
tanto belle e radiose
oltre il tempo
lì da sempre
accetta le paure
di ombre indispensabili
alla luminosità.
Ugo Lorenz
Abbiamo conosciuto infinite espressioni nell’arte, ma ci siamo fermati difronte a qualcosa che sappiamo esistere ma non descrivere, percepire ma non raccontare e abbiamo imparato a pensare in seguito all’evolversi della scienza questa dimensione inafferrabile, ma certa, invisibile ma documentabile, la visione.
LA VISIONE DELL’OCCHIO INTERIORE, di cui siamo oggi più consapevoli di ieri, ma ancora ciechi in rapporto al domani…è il mistero palpitante che permea tutto l’universo, il “Motore Immobile” come già intuiva Aristotele, la forza intrinseca sottesa a tutte le cose che anima e crea la vita nel profondo di ogni minuscolo frammento o molecola esistente, che con la scienza potremmo definire ENERGIA…come se il nostro occhio interiore visibilizzasse chiaramente questo flusso vitale all’interno di noi stessi.
Ci domandavamo all’alba del terzo millennio con quali strumenti raccontare e riprodurre ciò che la fisica terrestre chiama energia, azione creativa trasformabile ma non manipolabile? Limpida, inafferrabile, generosa, regale, pura, visibile eppure invisibile, contemplabile nelle sue manifestazioni ma non nella sua essenza.
Difronte a questa luce permeante e permeabile, l’uomo ritorna bambino, accarezza l’immenso e si guarda dentro.
E’ il viottolo segreto in cui si è imbattuto Ugo Lorenz, la selva oscura che Dante attraversa, la via stretta che si imbocca ad un tratto, quando qualcosa ci spinge dentro e chiama lo spirito verso l’esperienza della grazia infinita.
Lorenz ha udito, ha dovuto accogliere il richiamo e farsi piccolo…solo la materia pulviscolare può abitare le regioni ultracosmiche e attraversare gli strati celesti e terrestri… per attraversare le densità della Creazione bisogna essere leggeri e disarmati, come insegnano i grandi mistici dell’Infanzia Spirituale.
Serena Caleca